Cercando su Google: ‘Zucco di Sileggio” si trova un discreto numero di recensioni su questa cima, che dai suoi 1368 m. domina Mandello del Lario e regala una vista stupenda sul Lago di Como e su tutto il Gruppo delle Grigne. Così dopo alcuni anni passati con la voglia di salirlo senza trovare l’occasione, oggi finalmente raccontiamo di questa bella giornata dove abbiamo completato questo  giro in circa 4 ore di cammino. Ore 7.50 partiamo da Somana(frazione di Mandello), prendiamo il cartello n.15 e poi individuiamo il 17b per lo Zucco di Tura, Zucco di Sileggio e non lo lasciamo più fino alla vetta… la giornata è perfetta, calda ma non troppo, il cielo azzurro con qualche nuvola bianca, i boschi verdi in piena fioritura ci accompagnano attraverso un sentiero in salita che come un serpente sinuoso ci porta alla base dello Zucco di Tura, ora inizia il divertimento. Ci imbraghiamo con il nostro kit ferrata e affrontiamo le prime roccette… con attenzione raggiungiamo la cima dello Zucco di Tura m.1051. Qui il panorama inizia già a delinearsi e sotto un bel sole caldo, proseguiamo in discesa fino al primo tratto attrezzato con catene… quasi senza toccarle superiamo il tutto e raggiungiamo lo Zucco di Monerolo m.1157, da qui vediamo finalmente la croce dello Zucco di Sileggio. Una volta alla base dell’ultimo tratto attraversato ci troviamo di fronte a due rampe di scale… però!!! Dopo qualche foto saliamo le scale, prima rampa poi seconda rampa, pochi minuti, brevi ma intensi, ancora qualche catena poi quasi senza renderci conto siamo in vetta!! Quì la particolare e grande croce in acciaio con una simpatica campanella domina la vista sulla città e sul Lago di Como dal ramo di Lecco. Sono le ore 10.10, ci rilassiamo mangiando qualcosa ammirando la vista intorno a noi,  dopo una mezz’ora circa riprendiamo il cammino… seguiamo il sentiero verso nord che porta sulla vera cima dello Zucco di Sileggio, poi raggiungiamo il bivacco dedicato al Professor Mario Sforza. Qui ci soffermiamo ad ammirare il Gruppo delle Grigne, riusciamo persino a scorgere il Rifugio Bietti, il Sasso Cavallo e le varie creste che portano in cima al Grignone, ammaliati da codesta vista ci perdiamo via…  quindi ci decidiamo a scendere dal sentiero diretto che porta a Somana, passando dalla Bocchetta di Verdascia m.1251 e trovando qualche curiosità durante il cammino come la fonte di acqua in una grotta, protetta da un cancelletto, proseguiamo e per ripido sentiero chiamato Direttissima in poco più di un’oretta raggiungiamo  Somana per le ore 12.30

 

Oggi raccontiamo di una bella domenica passata con nostro nipote Alessandro, 9 anni e tanta voglia di scoprire la  montagna. Ha piovuto per 3 giorni di fila e quindi è bene evitare sentieri troppo azzardati o esposti, quelli che vorrebbe fare lui. Siamo a Caslino, ore 8.00 circa prendiamo il sentiero Falghee, poco dopo, usciamo per un tratto per esplorare il torrente Vallunga e farlo vedere ad Alessandro, magari per risalirlo un giorno… con attenzione giungiamo nei pressi del Zocc Couldiroela, dove troviamo una grossa cascata ben diversa dal solito. dopo alcune foto ritorniamo sul sentiero Falghee, saliamo attraversando i vari ponticelli che si trovano lungo il percorso, fatti e sistemati dal Cai per agevolare il passaggio di queste insidiose vallette che mai come  oggi assolvono al loro dovere. Con pazienza giungiamo alla baita di Polema, Alessandro, annoiato dalla salita, tergiversa un pò, pochi minuti e siamo al bivio delle 4 strade: sostiamo per un break nel mentre decidiamo cosa fare, fortunatamente riusciamo a dargli la carica giusta per continuare, anzi da qui in mezz’ora arriviamo in cima al Monte Barzaghino m.1063, tra risate e corsa in salita in modalità gara, alle ore 10.00 siamo in cima, arriva prima Alessandro, si siede sulla panca e ammira in silenzio il bellissimo panorama che si apre davanti ai suoi occhi curiosi: una volta raggiunto cerchiamo di illustragli quello che vede: i vari paesi  sotto di noi, parte della Brianza con i suoi laghi, e si scorgono persino i grattaceli di Milano. Ora ci sediamo e sgranocchiamo qualcosa, poi ripartiamo per il Dosso Mattone, Alessandro entusiasta parte di corsa fino al Dosso, da quì scendiamo diretti nel bosco da un sentiero non segnato che percorrendo la cresta arriva a prendere un sentiero che si intravede e va a destra, che in piano porta al pratone che si congiunge alle 4 strade. Ora ormai gasato, Alessandro pare non fermarsi più…  prendiamo il sentiero non segnato dei cacciatori che a mezza costa attraversa il bosco fino  alla Bocchetta di Vallunga. Alessandro guida il gruppo, agile e atletico supera diversi alberi caduti durante il percorso, e nonostante il terreno a tratti fangoso riesce a tenere un buon passo e alle ore 10.45 circa siamo in Bocchetta.  Prendiamo il sentiero che porta al Foro Francescano, superiamo veri e propri ruscelli d’acqua che si trovano lungo il sentiero dovuti all’acqua che scende dalle rive circostanti… mai vista tanta acqua. Finalmente dopo una mezz’ora circa, arriviamo ai ruderi di una vecchia abitazione, poco dopo, il Buco di Boltrino o in dialetto locale “Beoc da Bultren”, una vera e propria  grotta naturale. Vediamo che anche da qui esce un fiume di acqua, Alessandro senza pensarci due volte corre e si infila nel buco, lo seguiamo e andiamo fino a dove un grosso sasso sembra chiudere il passaggio, Alessandro si siede sopra e vorrebbe continuare, ma è meglio evitare di infilarsi oltre, quindi usciamo dalla grotta. Continuiamo la discesa e in poco più di mezz’ora siamo alla fine del sentiero, poi alla macchina per mezzodì.

Concludiamo una bella mattinata, orgogliosi di averla dedicata ad una giovane mente da coltivare con pazienza ai valori che la montagna insegna, dove la fatica e l’impegno portano  a raggiungere i propri obiettivi. Il pomeriggio lo passiamo in relax raccontando delle nostre avventure sperando che la passione per la montagna lo invogli a continuare.

Questa domenica primaverile è andata meglio del previsto: il sole che ci ha accompagnato tutto il tempo, la neve che ci ha fatto divertire in cresta in compagnia di amici fantastici. Un cocktail favoloso che ci ha dato la possibilità di percorrere divertendoci una parte del Resegone che ancora non avevamo percorso, ossia la Cresta Nord, che rappresenta la parte occidentale dell’itinerario che fa parte del “Sentiero delle Creste”.

Alle ore 7.30 circa siamo partiti dal parcheggio dei Piani d’Erna, ci incamminiamo sul sentiero di risalita per il passo del Cammello, una bella mulattiera che si fa via via più ripida nel bosco e a tratti ci regala qualche scorcio su Lecco e il lago, arrivati al passo che è segnalato solo da una piccola piramide di sassi il sentiero diventa meno ripido, sempre nel bosco passiamo prima la piccola chiesetta della Madonna della Neve e il Borgo d’Erna sede del rifugio Marchett. Continuiamo ora sul versante nord del Resegone, che si affaccia sulla Val Caldera ed è ancora per gran parte ricoperto di neve. Alle ore 9.30 circa giungiamo al Pass del Giuff. Qui ci ristoriamo con un piccolo break, poi riprendiamo il cammino e finalmente alle ore 10.00 circa attacchiamo la cresta. Ora inizia un saliscendi su roccette stabili e passaggi su residui di neve, finchè giunti in prossimità dell’attacco del Canale Pesciola la neve diventa consistente e calziamo i ramponi. Piccozza alla mano iniziamo la traversata vera e propria, i momenti adrenalinici arrivano, soprattutto perché tratti di misto non ci devono sopraffare: discese a picco su terra e roccia si alternano a salite interminabili su neve molliccia, anche perché oramai sono le 11.00 passate…e siamo anche al 25 aprile… Senza renderci conto passiamo il Canale Bobbio, ammaliati da tanta bellezza intorno a noi. Giungiamo al Canale Comera, che abbiamo percorso due mesi prima ma ormai irriconoscibile quasi secco di neve, sono le ore 12.30 circa, vediamo la croce vicina, un ultimo sforzo in salita e alle ore 13.00 siamo in vetta!! Felici ci congratuliamo tra noi e ci ristoriamo con un bel panino. Tanta gente in cima, tanti escursionisti hanno approfittato di questa bella giornata primaverile: camminatori, corridori o semplici curiosi affollano la cima, d’altronde come dargli torto. Scattiamo qualche selfie di vetta, foto al panorama spettacolare, e alle 13.30 circa scendiamo, ma prima togliamo i ramponi perché il sentiero n.1 da cui scendiamo dal lato sud è privo di neve. Ci incamminiamo di buon passo e alle ore 15.30 siamo alla nostra auto, non senza aver fatto tappa alla fontana che si trova circa 15 minuti prima del Rifugio Stoppani, quasi un’oasi in quel momento di caldo assurdo in cui avevamo finito la nostra scorta di acqua, in quel momento sopraggiunge l’amico Mattia, che non vedevamo da tanto, con piacere  scambiamo due chiacchere, ci racconta di essere partito da Lecco, salito al Monte Barro e ora su alla vetta del Resegone… magico!!! Ci salutiamo e proseguiamo la discesa fino alla macchina dove ci ricongiungiamo con i nostri amici.

Felici e soddisfatti per aver concluso un’altra bella domenica in un luogo affascinante e dolomitico che è il Resegone, ci salutiamo con un arrivederci per la prossima avventura… In The Mountains…

Domenica 18 aprile 2021, primo week end in “Zona arancione”, la settimana appena trascorsa ha portato pioggia e neve anche a bassa quota, così in questa giornata incerta, scegliamo di restare nei dintorni di casa, dove ci stiamo legando sempre di più, in progetto abbiamo un bel giro che ci permette di collegare tutte le cime che circondano Caslino d’Erba, e per ironia della sorte nessuna ricade nel medesimo comune, sì perché Caslino non ha cime ma ha una folta rete di sentieri, uno più bello dell’altro. Ore 8.00 partiamo, non fa freddo, è nuvoloso e in giro per il paese non troviamo nessuno, seguiamo la strada che ci porta a prendere il sentiero del Barzaghino: salendo la via Ai Rochi  in salita passando diverse villette poi sterrata poi  sentiero,  dopo una decina di minuti si arriva ad un belvedere dove  troviamo un cartello che ci indica il Monte Barzaghino m.1063. Ore 9.00 siamo in vetta, dopo una “cavalcata” breve ma intensa. I cima. Ora seguiamo il sentiero che porta al culmine del Dosso Mattone . II cima. Scendiamo ora fino al bivio con le quattro strade, qui prendiamo una traccia dei cacciatori fino al prato che porta alla bocchetta di Vallunga incrociando il sentiero del Francescanum. Ore 10.00: dalla bocchetta seguiamo il sentiero Cai che porta al Palanzone, in un clima alquanto fresco, in maglietta proseguiamo… nei pressi della Ca’ della Volta, prendiamo una traccia non segnata che porta al monte Orsera m.1107, che raggiungiamo in circa 30 minuti… III cima. Break veloce, esplorando la cima a noi quasi sconosciuta, ritorniamo sui nostri passi per alcuni metri poi seguendo la cresta boscosa arriviamo alla IV cima: il Monte Colma Piana m.1182. Ora in piano seguendo la traccia andiamo a prendere il sentiero che proviene dalla bocchetta di Vallunga abbandonato in precedenza. Qui incontriamo alcuni escursionisti, proseguiamo fino a prendere la cresta sud-est che ci porta alla vetta più alta di oggi: il “nostro” Monte Palanzone m.1436… V cima. Che freddo!! Ci copriamo e senza perdere tempo, scendiamo per la cresta sud che porta alla bocchetta di Palanzone. Ore 11.30: alcune persone “affollano” la bocchetta, noi spediti proseguiamo dritti fino alla VI cima: il Pizzo dell’Asino m.1370. Ore 12.00: è ora di pranzo, in totale solitudine (strano) ci sediamo rilassati mangiando un panino, ammirando il panorama, dove a sinistra troviamo l’itinerario appena percorso e a destra l’itinerario ancora da percorrere… riprendiamo il cammino, scendiamo fino a raggiungere la strada della Dorsale, una volta alla bocchetta di Lemna saliamo alla cima senza nome dove è stata eretta una cappella  dal Cai di Carate Brianza… VII cima. Scendiamo dal sentiero che porta alla Capanna Mara dove poi andiamo al Monte Puscio m.1141. Sono le ore 12.40 e abbiamo fatto la nostra VIII cima!! Qui terminano le cime intorno a Caslino. Contenti, sostiamo alcuni minuti giusto il tempo di decidere da dove scendere, nel mentre qualche goccia di pioggia ci fa prendere la decisione di rientrare dal sentiero dell’Alpetto (oltre ad essere il più breve è anche il più logico se vogliamo rimanere in tema Caslino). Una volta all’Alpetto la pioggia avanza e noi con passo spedito ci affrettiamo a rientrare a casa, che raggiungiamo per le ore 14.00. Gran giro!!! Circa 6 ore di cammino percorrendo un anello, toccando tutte le cime che circondano Caslino d’Erba…

ATTENZIONE: ALCUNI TRATTI PERCORSI NON SONO SEGNATI, IN PARTICOLARE IL SENTIERO CHE PORTA AL MONTE ORSERA E COLMA PIANA, CHE SCONSIGLIAMO DI PERCORRERE A CHI NON CONOSCA BENE LA ZONA! 

 

 

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Giovedì 8 aprile duemilaventuno, Chiara compie gli anni e per festeggiare pensiamo di andare in vetta al Palanzone per goderci un bel tramonto… così via: ore 17.30 parcheggiamo l’auto nei pressi del sentiero del Forum Francescanum o sentiero del Boldrino, da qui spediti saliamo fino alla Bocchetta di Vallunga poi a sinistra fino alla Cà della Volta… ora ci addentriamo per una traccia non segnata che porta al Monte Orsera m.1101 e nel mentre attraversiamo il bosco un muflone ci osserva… dopo l’Orsera seguiamo la cresta non segnata che porta alla cima Colma Piana m.1182, due foto e poi proseguiamo fino a prendere la cresta sud-est. Fino a qui la temperatura ci ha permesso di salire in maglietta, ma ora all’ombra e al vento le cose cambiano, ci copriamo e andiamo fino in cima, che raggiungiamo in poco meno di due ore. Soli, come ormai consuetudine da quando siamo in zona rossa, ci sediamo sul muretto opposto a quello utilizzato dieci giorni fa per vedere l’alba. Ceniamo e aspettiamo il tramonto. C’è vento, il cielo limpido ma all’orizzonte un po’ fosco… mentre ceniamo il sole lentamente scende e una volta sul filo dell’orizzonte, poco prima di scomparire alle spalle del gruppo del Rosa ci regala dei bellissimi colori.  Attimi di gelo! La temperatura si è abbassata notevolmente e ci costringe a scendere per scaldarci… ancora qualche foto, poi una volta nel bosco, la notte prende il sopravvento così accendiamo le luci frontali per proseguire e per le ore 9.00 arriviamo alla macchina. Bella serata! Un modo semplice per festeggiare il compleanno… “in the Mountains”

Chi più in alto sale, più lontano vede. Chi più lontano vede, più a lungo sogna. Recita così una famosa frase del grande Walter Bonatti e noi così abbiamo fatto! Salendo sul Monte Preaola a novembre osserviamo il Monte San Primo da una prospettiva inusuale che ci ha fatto sognare… guardando la montagna notiamo quella cresta centrale che porta dritta in cima e con la naturale voglia di scoprire, iniziamo a pensare che un giorno avremmo salito il monte proprio da lì. Nei mesi successivi informandoci qua e là scopriamo che un sentiero la percorre… a quel punto mancava solo il momento giusto! L’inverno passa, la neve si scioglie e noi piombiamo in un periodo di restrizioni… ma non molliamo e con coraggio pianifichiamo un bel giro che ci permette di salire al San Primo da quella cresta. Partiamo da casa!

4 APRILE

Pasqua 2021, il tempo tiene, il giorno successivo siamo a casa, la sera si può andare a letto presto, quindi non ci lasciamo scappare l’occasione. Ore 6.15 partiamo da casa, attraversiamo il paese nel buio del mattino presto, qualche luce accesa nelle case di qualche mattiniero, dopo il caldo dei giorni scorsi oggi sembra cambiato: fa freddo… Incontriamo il papà di Angelo che di buon ora porta a spasso Sissi: ci salutiamo e ci auguriamo la buona Pasqua, poi riprendiamo il cammino: veloci raggiungiamo la Bocchetta di Palanzo per il sentiero che ben conosciamo, nel mentre l’alba e la luce fanno la loro comparsa. Ci copriamo perché soffia un vento freddo, dopo essere passati per il Rifugio Riella raggiungiamo la Bocchetta di Nesso. Breve sosta, poi scendiamo verso la Bocchetta del Sciff per la strada sterrata… Il cielo è molto coperto, fa freddo e da qui in poi l’incognita della scoperta di nuovi sentieri e luoghi ci motiva ancora di più. Scendiamo per un bel sentiero attraversando una faggeta fino ad un bivio, dove seguendo le indicazioni a destra, arriviamo ai Piani di Nesso. Che posto! Sempre visto dall’alto, ora lo attraversiamo a piedi… troviamo dei cartelli nei pressi della Chiesetta degli Alpini che ci indicano la strada asfaltata come direzione giusta, però noi indecisi non vorremmo percorrerla, nel mentre arriva un signore con il suo cane che uscendo di casa ci è venuto incontro (è la seconda persona che incontriamo da quando siamo partiti). Chiediamo informazioni su un percorso alternativo… niente percorso alternativo e per sicurezza seguiamo le indicazioni, salutiamo e riprendiamo. Ore 9.30, seguendo l’asfalto scendiamo, poi risaliamo e con un po’ di senso dell’orientamento arriviamo al Pian del Tivano, bene!! Troviamo anche i cartelli con indicazione Monte San Primo 2 ore e 10 minuti. Qui sostiamo per mangiare qualcosa e sorseggiare un thè caldo, siamo proprio alla fine del Piano a bordo strada seduti su alcuni sassi in compagnia di cavalli e asini che pascolano in un recinto. Il cielo sembra aprirsi, ogni tanto il sole sbuca dalle nuvole ma l’aria  sempre fresca. La desolazione regna sovrana: a parte qualche ciclista e qualche sporadica auto che passa non c’è nulla… solo noi seduti su quei sassi e i cavalli alle nostre spalle!! Dopo questo momento da film sulla fine del mondo, ripartiamo per cercare il sentiero che porta in vetta al Monte San Primo, seguiamo l’asfalto, i cartelli e dopo quasi 45 minuti finalmente imbocchiamo il sentiero! Il cammino indica San Primo – Cresta sud ovest. Sicuri di essere nel posto giusto, gasati e in forma ci addentriamo nel bosco, lo attraversiamo e ad un certo punto, una volta fuori e dopo un breve percorso a zig zag, ci troviamo sulla cresta!! Spettacolo!! Il sogno si sta avverando. Piano piano saliamo e in un breve ma lungo momento siamo in vetta!! Alle ore 12.00, dopo quasi 6 ore siamo in cima al San Primo per la cresta sud-ovest partendo da Caslino d’Erba. Soli soletti ci congratuliamo per essere arrivati, di fronte a noi tutto il nostro lungo percorso e a sinistra quello che dobbiamo ancora fare, ma ora pensiamo a goderci il momento. Dopo le foto ci prendiamo una mezz’ora di riposo mangiando al sole caldo che ci coccola dinanzi a un gran panorama: tante nuvole riempiono il cielo con i colori delle cime che lo contrastano, il giallo dell’erba secca, la neve a nord e il Lago di Como che da quì regala uno scorcio unico. Però la strada è ancora lunga… dobbiamo rimetterci in cammino:  ore 12.30 iniziamo il viaggio di ritorno. Seguiamo il sentiero che porta in Colma, veloci scendiamo ammirando il paesaggio che non stanca mai, passiamo per l’Alpe di Terrabiotta poi per l’Alpe Spessola, la Bocchetta del Bosco ed infine arriviamo alla Colma di Sormano. Un’ora e mezza filata, dove abbiamo incontrato le uniche persone di tutta la giornata (lunga), circa una decina tra bikers ed escursionisti… qui sostiamo una decina di minuti, ci togliamo le scarpe e seduti dietro all’osservatorio ci riposiamo. Ore 14.10 ripartiamo, ci attende una lunga cavalcata che ci porta in vetta alla cima del Monte Palanzone m.1432, che raggiungiamo in circa 2 ore dalla Colma passando dalla Bocchetta di Caglio poi per cresta passando dal Monte Bul, arriviamo finalmente alla piramide del Palanzone. Non abbiamo incontrato nessuno! E anche qua in cima da soli… bello ma strano! Ci riposiamo alcuni minuti… poi giù in “picchiata” fino a Caslino, la stanchezza si fa sentire e con attenzione percorriamo l’ultimo tratto di sentiero, che in circa 1 ora e 30 ci porta a casa! Ce l’abbiamo fatta!! Che gioia, stanchi e soddisfatti attraversiamo il paese dove quasi 12 ore prima partivamo, 33 km di cammino alla scoperta dei luoghi che ci circondano, seguendo i nostri piccoli sogni. Un viaggio surreale, dove per le prime 6 ore abbiamo incontrato poche persone e dalla Colma a casa praticamente nessuno, con un meteo variabile dove le nuvole ci hanno regalato tante sfumature, e noi tante emozioni dove la più bella è stata il momento in cui ci siamo trovati sulla cresta sud-ovest che porta in cima al San Primo: lì in mezzo a quell’erba gialla, ripida dove alle nostre spalle ci sono i Piani di Nesso “appena” attraversati e le cime dietro tra cui il monte Preaola che ci ha permesso di notare questa cresta. Fantastico!!!

Chi più in alto sale, più lontano vede. Chi più lontano vede, più a lungo sogna. E noi…continuiamo a sognare… in the mountains!

Purtroppo per noi le restrizioni continuano, anzi peggiorano, ma noi non ci lasciamo condizionare, anche se conosciamo quasi a memoria i sentieri di casa, troviamo sempre gli stimoli giusti per uscire e quale migliore di un’alba al Monte Palanzone? Così sveglia presto , con anche un’ora in meno dato il cambio dell’ora dell’ultimo sabato di marzo. Nel buio della notte saliamo per il sentiero che porta al Palanzone, armati di frontale e di tanta curiosità di scoprire questa alba… Giunti alla Bocchetta di Palanzo ci fermiamo qualche minuto, nel buio scorgiamo qualcosa sul sentiero che arriva dalla Capanna Mara… è un signore, ci saluta e prosegue, al chiaro della luna piena e senza frontale. Stupiti di ciò, proseguiamo… lo raggiungiamo, due battute e poi via alla vetta: la luna illumina la montagna così spegniamo le frontali e continuiamo a salire. Siamo in cima, ci cambiamo e ci sediamo sul muretto in attesa dell’alba… nel frattempo arriva l’uomo incontrato, si ferma pochi minuti e poi prosegue verso la Colma di Sormano… N.1! Colazioniamo con i pancake sorseggiando del thè caldo, in attesa del momento più bello della giornata quando il sole spunta all’orizzonte, nel frattempo il cielo si è cambiato d’abito, tante nuvole a coprire la luna solo una striscia all’orizzonte ci lascia intravedere i colori di questa bella alba. 7.13, spunta il sole, in pochi minuti si mostra in tutto il suo splendore… una volta stabilizzata la luce, facciamo fagotto e iniziamo la discesa. Arrivati alla Bocchetta di Palanzo seguiamo la dorsale fino alla Capanna Mara, da qui prendiamo un sentiero nuovo, percorso recentemente dai nostri amici: il sentiero della Dara, lo percorriamo tutto a mezza costa del Monte Puscio in discesa dolce in circa 30 minuti arriviamo all’incrocio dove a sinistra parte il sentiero che porta al monte Puscio, dritti continua la Strada della Dara fino all’Eremo di San Salvatore e  a destra il sentiero che porta alle scale, che prendiamo noi, una volta raggiunto un bivio con cartello,  seguiamo un altro sentiero nuovo per noi “Il sentiero dei Cepp” che passando sopra le falesie del  Tramonto, con alcuni tratti attrezzati con corda data l’esposizione, ci porta al tornante della strada della Dara dove c’è il sentiero che porta alle falesie del Tramonto. Non male, breve e divertente con qualche tratto a cui prestare attenzione. Ora seguiamo la strada fino all’Eremo di San Salvatore poi prendiamo il sentiero che ci riporta a Caslino. Bel giro! Portiamo a casa un’alba, una cima e due sentieri per noi nuovi, mai percorsi fino ad oggi il tutto in circa 4 ore di cammino

E’ arrivata la primavera! Una stagione che ci fa sentire vivi, le giornate si allungano e aumenta la voglia di passare il tempo all’aria aperta. Il clima via via più mite e i fiori colorati che sbocciano ci rallegrano e ci caricano di energia positiva. Quest’anno ci ritroviamo come l’anno scorso in lockdown e senza la possibilità di spostarci da casa, non ci scoraggiamo e proprio oggi che inizia la primavera non potevamo uscire all’aria aperta tra i nostri monti di casa: partendo da qui percorriamo un bel giro ad anello che tocca il Monte Puscio, il Sass Tavarac e l’Eremo di San Salvatore. Alle 9.30 usciamo di casa per salire al Monte Puscio passando dal sentiero Tamon, in circa 1 ora e un quarto siamo in vetta. Sempre bello il panorama da qui, oggi con un sole pieno ma velato dalle nuvole, ogni volta un senso di pace ci pervade e ci sorprende… Un ragazzo arriva dalla parte opposta, ci salutiamo e noi dopo qualche foto alla croce di vetta scendiamo. Dopo poco più di mezz’ora arriviamo all’Alpetto, da qui decidiamo di salire al Sass Tavarac da un sentiero che ci siamo inventati noi, un taglio che in circa 20 minuti porta in vetta, dopo aver superato il bosco ripido e qualche sasso che si trova sul nostro percorso. E’ sempre bello raggiungere una cima, una piccola conquista, salutiamo alcune persone in vetta, e decidiamo di percorre il sentiero che va all’Eremo di San Salvatore  passando dai vari sassi adibiti a falesia dove diversi climber si stanno divertendo. Giunti all’Eremo sentiamo voci gioiose fi famiglie e amici che passano la loro domenica primaverile sul pratone che costeggia in parte la Valle Bova. Ci dirigiamo verso Caslino e alle ore 13.30 arriviamo a casa.

E’ sempre bella la montagna, passare il nostro tempo all’aria aperta, che sia per un’avventura o per una bella passeggiata, ci aiuta ad allontanare tutti i pensieri che ci affollano la mente e a far scivolare tutti i problemi del nostro quotidiano.

Ultima chiamata per il Canale Pagani!!! Così titola un post su facebook sul gruppo Amici del rifugio Brioschi pubblicato dal nostro amico Angelo… così eccoci a raccontare di un’altra domenica in Grignetta. Quest’anno causa restrizioni siamo costretti a stare vicino al nostro Comune, ma fortunatamente abitiamo in una zona dove le montagne non mancano… e che Montagne. Decidiamo con il nostro amico Angelo per il Canale Pagani, chiediamo anche alla simpatica coppia conosciuta un paio di settimane prima al Resegone, che subito accetta l’invito! Alle ore 7.00 ci troviamo ai Piani dei Resinelli, dopo i saluti ci prepariamo con imbrago e casco e partiamo, arriva il Soccorso Alpino per un’esercitazione, salutiamo il nostro amico Matteo, che insieme al gruppo parte e in un attimo sono avanti a noi. Durante la salita per raggiungere l’attacco del sanale ci guardiamo intorno: alla nostra destra un camoscio ci fissa incuriosito, e in un attimo ci rendiamo conto di essere sopra un mare di nuvole: il sole splende sopra di noi, e questo sembra quasi un presagio di una giornata che si preannuncia fantastica! In circa un’oretta siamo all’attacco del canale, ci ramponiamo, casco, picche alla mano e partiamo.  Superiamo il tratto attrezzato con le catene e ci troviamo alla base del Pagani, qui con tanta carica, concentrazione e allegria, iniziamo la salita:  i primi metri sono semplici poi una volta arrivati al primo salto, lo troviamo completamente scoperto… Angelo G. attacca le rocce con determinazione e in un attimo è fuori… passiamo tutti poi dopo alcuni metri il secondo passaggio scoperto. qui Angelo G. dopo aver superato il tratto in libera piazza una corda per permetterci di superare in sicurezza questo salto di rocce… una volta superato proseguiamo fino all’uscita alternando tratti di misto in un ambiente ricco di fascino da lasciare senza fiato. Dopo circa 50 minuti arriviamo alla fine del canale, sbucando nell’ultimo tratto della Cresta Cermenati.  Grandi!! Felici ci congratuliamo tra noi, e ci incamminiamo verso la cima della Grignetta. Ore 9.30 vetta!! Bellissimo il panorama intorno a noi, tante neve sulle montagne e anche in cima, dove troviamo poca gente, che ci permette di assaporare la pace di questi luoghi. Selfie di vetta che immortala la nostra felicità e la nostra soddisfazione, mangiamo qualcosa, e dopo circa una mezz’ora scendiamo. Prendiamo questa volta il Canale Caimi per scendere, anche questo colmo di neve, che in poco più di un’oretta ci porta alla base, e poco dopo alla macchina. Alle 12.30 circa ci troviamo fuori dal Forno a festeggiare con una birretta la nostra uscita, bella e di grande soddisfazione, anche i nostri nuovi amici come noi sono per la prima volta su questi canali  in invernale, e quindi come noi aggiungono un tassello alla loro esperienza in questo fantastico ambiente che è la Grignetta!

Felici tutti, ci salutiamo e ci ripromettiamo di rivederci alla prossima avventura.

 

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Oggi raccontiamo di una giornata in cui non abbiamo compiuto grandi imprese, ma quello che abbiamo fatto è ben più importante, e ci ha dato una bella soddisfazione. Partiamo dal principio: siamo nell’ultimo week end in zona gialla, prima di passare ad ulteriori restrizioni, quindi decidiamo di restare nelle nostre zone per evitare di trovare troppa gente in giro per montagne. Una serie di coincidenze ci portano ad invitare uno dei nostri nipoti, Alessandro a camminare con noi, perché entusiasta dei nostri racconti e incuriosito dalle nostre imprese. Quindi ci organizziamo per un percorso un po’ interessante per una giovane mente curiosa di 8 anni. Il giorno dopo sveglia presto, ore 5.00, una sostanziosa colazione poi usciamo di casa: sono le ore 6.00,  Alessandro prova per la prima volta a camminare nel bosco al buio con la frontale accesa… parte bello carico, è contento ed eccitato, cammina con un buon passo e osserva l’ambiente circostante, incuriosito dai paesi che si vedono dall’alto illuminati nella notte dalle luci. Mano a mano che andiamo il cielo si schiarisce,  le sfumature di rosa all’orizzonte preannunciano una bella alba, che sarà alle ore 7.05, ma che purtroppo noi non vediamo perché a quell’ora abbiamo già raggiunto il pratone in zona Eremo di San Salvatore, nel frattempo abbiamo spento le frontali. Quasi alla fine del pratone vediamo un camoscio correre attraversandolo tutto,  Alessandro non pensava che potesse succedere anche questo… ci dirigiamo ora sul sentiero che va verso la scala di ferro. Eccoci per le ore 7.10 davanti alle prime catene che si trovano sulla destra del sentiero principale, Alessandro aspettava solo quello! Senza paura le afferra e parte, dopo una breve spiegazione sul modo corretto per procedere. Qui si alternano brevi tratti con e senza catene fino a che, dopo 5 minuti arriviamo alla base della Scala di Ferro. In questo momento l’espressione di Alessandro da eccitata si fa un po’ timorosa… quindi va prima la zia, che lui osserva attentamente nei movimenti,  poi arriva il suo turno, si fa coraggio e sale, una mano e un piede dopo l’altro, con lo zio dietro ad aiutarlo. Ma di aiuto non ne ha bisogno,  in un attimo è fuori! Felice racconta le sue sensazioni, ma è come se sapesse che non deve esultare troppo perché non è ancora finita… risaliamo il sentiero in parte esposto e a tratti ripido che ci porta al bivio del sentiero alla base del Monte Panigaa e da qui Alessandro decide di salire al Monte Puscio, perché raggiungere una cima è sempre un bel traguardo. Quindi sgranocchiamo qualcosa e partiamo, e in circa mezz’ora senza mai mollare arriviamo in vetta!!! Sono le ore 8.45, Alessandro ha conquistato la sua cima più alta, ben 1130 m.!!  Arrivato in cima si sdraia per qualche momento, è stremato, soprattutto gli ultimi metri si sentono! Nel frattempo mangiamo qualcosa e ci scattiamo un bel selfie di vetta, con l’espressione di Alessandro felice e soddisfatta. Il pensiero sul fatto che era sfinito e quindi avremmo fatto fatica a “trascinarlo” a valle, è subito svanito, anzi era eccitato all’idea di scendere e vedere la Valle di Giano dove la leggenda vuole ci sia nascosto un tesoro. Quindi che dire… alle 9.00 circa iniziamo la discesa, passiamo dallo Zucc Cornuss, quindi attraversiamo il fiume, e arriviamo all’Alpetto, qualche foto e poi torniamo a casa con Alessandro che curioso continua a fare tante domande su tutto quello che vede.

E il percorso fatto non è stato per nulla semplice, un bel dislivello di 800 m. percorsi in 3 ore, con lui sempre curioso e motivato che non ha mai deciso di tornare indietro.

E’ questo che ha reso la nostra una grande giornata, perché siamo riusciti a far apprezzare ad un bambino il valore della montagna, e della fatica, ma anche della soddisfazione di farcela con le proprie forze. Ha imparato ad apprezzare la natura e a non dare nulla per scontato. Orgogliosi del nostro Alessandro, speriamo che questo sia solo l’inizio…

Alessandra Amoroso l’ha vista lunga… con la sua canzone ” Vivere a colori” così in questa domenica “gialla” andiamo al Resegone insieme agli amici Angelo, Gabriele e Gianni, obiettivo Canale Comera: classica via di salita invernale al Resegone,  è uno dei canali che solca questa bellissima montagna, con un dislivello di m.1300 e una discreta  lunghezza, circa 600 mt, che con una bassa difficoltà, porta in cresta e in pochi minuti in vetta. Ore 6.00 siamo ai Piani d’Erna, frontali accese camminiamo nel buio della mattina, superiamo una coppia, proseguiamo e dopo alcune brevi soste, giungiamo all’attacco per le ore 7.30, ci ramponiamo, insieme a noi anche la coppia incontrata all’inizio, così noi 7 ci incamminiamo verso il canale… nel mentre incontriamo due ragazzi intenti a cercare il canale, si uniscono a noi,  con attenzione traversiamo fino a giungere  finalmente nel canale vero e proprio. Ormai è chiaro da un po, il tempo è bello ma un po’ fosco all’orizzonte, nel freddo del canale iniziamo la nostra salita, lungo e pieno di neve incastonato tra pareti di roccia, saliamo decisi scambiandoci battute e in un bel clima ci godiamo il momento. In circa 1 ora e mezza siamo fuori… prima i due ragazzi, poi noi e la coppia subito dopo, infine il mitico Gianni. Noi insieme sulla cresta che divide le due valli, contenti e soddisfatti di questo canale bello e non particolarmente difficoltoso (in base alle condizioni della neve che abbiamo trovato). Facciamo gli ultimi passi al sole sulla cresta ricolma di neve e finalmente eccoci in vetta! sono le 9.30 circa, fantastica giornata!! Un bellissimo canale, in bella compagnia, nuovi amici conosciuti e tanta buona Montagna… scendiamo per il sentiero numero 1 fino a raggiungere i Piani d’Erna dove insieme andiamo al bar per goderci un buon panino e una birra fresca. Felicità pura! Rigenerati rientriamo alle nostre case…

L’ultima volta che siamo stati qui per salire il Bregagno in inverno ci è toccato alzare bandiera bianca dalla troppa neve fresca caduta il giorno prima e da allora abbiamo tenuto il colpo in canna… oggi approfittando di questa splendida giornata siamo tornati in quel di Breglia per salire su questo bellissimo monte che domina tutto l’alto Lario. Sveglia presto e dopo il tragitto in auto parcheggiamo per le ore 7.00 nel parcheggio di Breglia m.755: fa freddo, il termometro segna – 4, ci prepariamo e nel mentre il buio ci lascia per far posto all’alba… dopo i vari tagli sulla strada asfaltata raggiungiamo il parcheggio dei Monti di Breglia m.1089 dove parte il sentiero che porta al Bregagno, al Grona e al Rifugio Menaggio. Da qui iniziamo a trovare la neve caduta il giorno prima ghiacciata in tanti cristalli a ricoprire qualsiasi cosa, il sole sorge e i colori cambiano: il Monte Grona si colora di giallo, i cristalli brillano e la neve fresca domina la scena… arriviamo al ripetitore dove l’altra volta abbiamo abbandonato, ora invece da qui ci armiamo di ciaspole e iniziamo a fare sul serio. Sul sentiero già tracciato incrociamo una persona che scende, continuiamo a salire e una volta giunti all’intaglio valutiamo la situazione… dinanzi a noi una persona che sta tracciando, dietro di noi una coppia e noi… nessun altro, l’ambiente è spettacolare; tanta neve crostosa con solo le nostre tracce a increspare questi pendii da non sottovalutare. Seguendo la traccia guadagnamo quota poi dopo averla abbandonata per seguire la cresta raggiungiamo la cima di questo punto panoramico: spettacolo!! E siamo solo all’inizio… seguendo la cresta vergine da ogni impronta raggiungiamo la Chiesetta di Sant’Amate m.1623 per le ore 9.30. Break e dopo due chiacchiere con la coppia che ci ha raggiunto, proseguiamo… la traccia di chi ci precede disegna un zig zag, noi invece affrontiamo questo ripido pendio dritti per dritti…  Giunti in cima al Bregagnino m.1905 scambiamo due chiacchiere con il ragazzo che ci ha preceduto, che stanco decide di interrompere la sua salita, noi continuiamo, motivati e in forma. Due colori dinanzi a noi: l’azzurro del cielo e il bianco della neve! Con un po’ di timore proseguiamo sotto un venticello gelido, ma fortunatamente il sole caldo smorza un po’ la freddazza. Continuiamo… giungiamo ad un cartello sepolto dalla neve, da qui l’ultimo pendio che ci separa dalla vetta! Decisi saliamo, disegnamo una linea perfetta, ci guardiamo indietro e lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è di quelli che non dimentichi; un vasto pendio di neve con solo la nostra traccia che si perde in lontananza… il sole in questo cielo azzurro che si riflette nel lago di Como con le cime intorno imbiancate, l’emozione sale, la cima si avvicina con solo noi lassù a coronare questo giorno degli innamorati… ma guardando in direzione della cima pare di vedere una persona, anzi due, tre… il sogno di arrivare in cima soli, è bello che svanito! Poco male dai, pochi passi e finalmente possiamo toccare la croce,, oltre a noi un folto gruppo di sci alpinisti che sale dall’altro versante occupa la vetta con educazione così da lasciare spazio alla croce per la nostra foto di vetta!!! Sono le ore 11.30. Contentissimi per questo nostro San Valentino indimenticabile! Ora ci aspetta la lunga discesa, che percorriamo riassaporando tutta la fatica della salita. Alle ore 13.00 giungiamo nei pressi della Chiesetta di Sant’Amate, ci fermiamo per un po’ di riposo mentre ci gustiamo il nostro panino con la splendida vista del lago di Como.  Da qui lasciamo le ciaspole per calzare i ramponi in modo da affrontare la ripida discesa in totale sicurezza saltando anche il tratto di traverso. Senza perdere troppo tempo scendiamo fino a Breglia che raggiungiamo per le ore 15.00.

Salito per la prima volta nel 2012 in primavera il Monte Bregagno ci ha regalato un’escursione splendida con scorci unici e lasciandoci un bel ricordo. Abbiamo voluto ripeterla in inverno, ed è forse ancora più emozionante grazie al passaggio imbiancato, nel caso di questa escursione che non presenta particolari difficoltà con la neve, bisogna comunque tenere in considerazione il traverso che porta alla Chiesetta di Sant’Amate: quando ci siamo trovati a doverlo percorrere abbiamo preferito evitarlo (dato il rischio valanghe3, moderato, salendo il crinale e percorrendo tutta la cresta.

Un ringraziamento particolare va alle nostre CIASPOLE, che oggi ci hanno permesso di raggiungere la cima… e ai nostri RAMPONI(non ramponcini), che ci hanno permesso di scendere in sicurezza, dove serviva!

C’è chi sale in vetta al K2 per la prima invernale, e c’è chi sale la Grignetta nella sua prima invernale come noi. Sì, perchè in inverno in cima alla Grigna non eravamo ancora saliti… oggi facciamo un altro passo nel nostro percorso alpinistico che non finisce mai di stupirci, emozionarci e entusiasmarci sempre di più. Raccontiamo in breve la salita di oggi, grazie agli amici Angelo e Gabriele che ci hanno guidato fino alla vetta per la bellissima cresta Sinigaglia integrale in versione invernale. Sveglia presto e via verso i Piani dei Resinelli, ore 6.30 parcheggiamo l’auto, nel parcheggio con 10 cm di neve fresca caduta nella notte, ci prepariamo e nel mentre arrivano anche Angelo e Gabriele. E’ buio, non fa freddissimo e già una decina di persone si prepara per iniziare la sua giornata. Prendiamo la strada che porta al Rifugio Soldanella, poi proseguiamo fino all’attacco della cresta… illuminando i nostri passi con la frontale dopo poco, di buon passo un gruppo di ragazzi ci supera, ci salutiamo, continuiamo. Tagliamo a sinistra per una traccia che ci porta all’inizio della cresta, qui troviamo i ragazzi che poco prima ci hanno superato intenti anche loro ad affrontare la cresta Sinigaglia… iniziamo a salire: spegniamo le frontali, ci ramponiamo e iniziamo a battere traccia, da prima Gabriele poi Angelo e dopo il primo ripido tratto lasciamo passare “Gli Stambec” che in questa occasione abbiamo l’onore di conoscere. Nel frattempo il sole si fa largo in mezzo alle tenebre sgomitando tra le nuvole sfogliando momenti surreali quasi apocalittici… noi intenti nella salita sbirciamo l’orizzonte ma stando attenti a dove mettiamo i piedi. Seguiamo la traccia battuta dai nostri predecessori che tra una battuta e l’altra è come se conoscessimo da una vita. Arriviamo ad un passaggio dove ci tocca superare alcune rocce verticali, qui con calma uno alla volta lo superiamo con l’aiuto della corda portata per sicurezza. Nel mentre, sopraggiungono 3 ragazzi, con stupore ci riconosciamo, ci salutiamo e scambiamo qualche battuta sul fatto che proprio la domenica prima ci siamo incrociati sulla vetta del Corno Centrale e oggi ci ritroviamo sulla cresta Sinigaglia, da lì è stato un continuo condividere insieme dei bei momenti, alternando attimi di adrenalina mentre attraversavamo dei pendii crepacciati uno alla volta per non creare sovraccarico, ad attimi più tranquilli. Fino a quando dopo il tratto finale di percorso a filo di cresta, e le ultime catene prima della vetta alcune coperte dalla neve, raggiungiamo la cima per le ore 10.15!!!  Bellissimo!! Felici ci congratuliamo tra noi, con i ragazzi con cui abbiamo condiviso parte della salita, e con Gli Stambec, che ringraziamo per aver tracciato il percorso! Foto, selfie, immortaliamo questi bei momenti insieme. Dopo un the caldo e uno snack, decidiamo di scendere della Cresta Cermenati, salutiamo tutti i nostri nuovi amici e ci incamminiamo lasciando la cima della Grignetta dove ci sono non poche persone, chi anche con gli sci e la tavola, percorriamo la discesa con calma e in poco più di un’ora arriviamo nei pressi del Rifugio Porta dove ci raggiunge l’amico Fabio che come noi ha percorso la cresta Sinigaglia, ma in solitaria… grande Fabio! Ora andiamo tutti insieme al Forno della Grigna, dove  festeggiamo con birra e pizza  il compleanno di Gabriele… direi un bel modo di festeggiare!!

Venerdì, ore 20.00, come un fulmine a ciel sereno leggiamo la notizia che da domenica saremo “arancioni”… neanche il tempo di capire, arriva un messaggio di Angelo (che ci legge nel pensiero) ‘Domenica Corni’? E noi ‘Certo’!!! Così rispettando le restrizioni , dal nostro comune con meno di 5.000 abitanti ci spostiamo nel raggio di 30 km per praticare attività che all’interno del nostro comune non possiamo praticare. Dopo tutta questa manfrina… in sostanza: andiamo a Valbrona per andare ai Corni e praticare un po’ di sano Alpinismo!! Parcheggiamo in zona Candalino vicino alla casa dell’amico Gabriele, e proprio lui ci accompagna tra i sentieri di casa sua raccontandoci dei luoghi che frequentava da bambino. Saliamo attraverso il bosco dove scorre un bel corso d’acqua salendo verso la Valcerrina raggiungiamo la località Piazzo e seguendo le indicazioni e le tracce nella neve  in totale ombra dal sole, in circa un’ora e 40 raggiungiamo il Rifugio SEV. Qui finalmente troviamo un po’ di sole, ma anche il vento, Bellissimo!! L’ambiente vestito dei colori dell’inverno ci piace tanto, ci ramponiamo e poi su all’attacco del canalino che porta in cima al Corno Occidentale. In giro alcune persone, una volta alla base del canalino, lasciamo scendere diverse persone, poi armati di picche e tanta voglia di scalare saliamo diretti fino in cima. Breve ma intenso. Giunti sulla cima troviamo con molto piacere un’amica, come noi appassionata di montagna dove proprio in essa abbiamo stretto questa amicizia: baci e abbracci (virtuali) e un arrivederci, poi Gabriele attrezza la discesa con una corda che utilizzano anche i nostri amici appena incontrati. Noi nel frattempo raggiungiamo la croce. Bellissimo! Giornata TOP! Foto di vetta poi giù, dopo aver lasciato passare due ragazzi privi di piccozza scendiamo fino alla Forcella dei Corni m.1300, in direzione dell’altro corno. Gasati e felici non ci facciamo scappare l’occasione, seguiamo Gabriele che ci porta lungo la traversa che passando dal Corno Centrale va al Corno Orientale. Una figata pazzesca!!! Passaggi esposti a filo di cresta sulla neve, scherzando tra noi, la ribattezziamo come il Lyskamm dei “poveri”, una volta al Corno Orientale pausa pranzo, ammirando il Resegone dinanzi a noi e le fantastiche Grigne che guardiamo con occhio curioso sperando di riuscire ad andarci nelle prossime settimane.  Rientriamo alla nostra auto seguendo un altro sentiero che ci porta alla Colletta dei Corni, poi di nuovo a Candalino e dopo i saluti torniamo a casa. Non ci sono parole per descrivere la felicità nel tornare “in the mountains” ad avere quel pizzico di libertà per poter esplorare il mondo. Stiamo vivendo un periodo assurdo, dove oggi il nostro pensiero va a tutti gli appassionati che purtroppo non possono essere felici solo perché vivono in un comune o l’altro…

La libertà è come l’aria: si vive nell’aria; se l’aria è viziata, si soffre; se l’aria è insufficiente, si soffoca; se l’aria manca si muore.

Cit.Luigi Sturzo

 

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Un giorno, due escursioni… A Caslino si può! Ore 8.30 ci troviamo insieme all’amico Angelo, prendiamo il sentiero diretto che porta al Barzaghino, che raggiungiamo dopo circa 1 ore e 20. Bella cima, soprattutto se guadagnata da questo sentiero, facciamo una piccola sosta, e poi torniamo giù a Caslino per il sentiero del Falghèè. Alle ore 11.00 siamo di nuovo in paese, e ci dirigiamo nell’altra valle: prendiamo il sentiero che porta all’Alpetto, e lo raggiungiamo per le ore 12.00. Anche qui facciamo una breve sosta, poi seguiamo il sentiero opposto che porta verso l’Erema di San Salvatore/Caslino, ad un certo punto ci addentriamo a destra nel bosco per salire diretti alla croce del Sass del Tavatac, cerchiamo di seguire una linea diretta che attraverso il bosco porta alla croce, tenendo come riferimento lo spigolo sinistro della montagna, e dopo le ultime roccette finali raggiungiamo la croce per le ore 13.00. Bella via, un po’ ripida ma una bella scorciatoia. Facciamo un break e decidiamo di scendere dal sentiero attrezzato che porta alla base del Sass Tavarac, poi verso Caslino, che raggiungiamo intorno alle ore 14.00. Bella giornata, fredda soprattutto nel tratto di discesa dal Falghèè, ma nel complesso piacevole, giusta per il periodo di questo metà gennaio, dove aleggia tanta incertezza sulle sorti dei giorni a venire per le nostre uscite che speriamo possano tornare a scoprire posti nuovi dove poter condividere con voi le rare bellezze della montagna!

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6 gennaio 2021, questa befana in “zona rossa” ci regala una giornata da lasciare ai posteri… Ci svegliamo intorno alle ore 7.00,… fuori nevica… noi già d’accordo con l’amico Angelo ci prepariamo per andare al Palanzone.  Ore 9.00 ci troviamo e saliamo all’Alpe Prina con la nostra Panda 4×4 Old. Una volta all’Alpe prendiamo il sentiero che porta alla bocchetta di Palanzo. 3 giorni fa ci trovavamo in questo luogo, con condizioni simili… ma oggi la neve è tanta!! Calziamo le ciaspole all’altezza del cartello… da qui in poi solo neve fresca. Raggiungiamo la bocchetta, ma a differenza di domenica oggi saliamo alla vetta del Palanzone !! Così ci incamminiamo, alla bocchetta solo le tracce della motoslitta, poi al cartello proseguiamo verso la traccia che porta in cima! Le condizioni sono le stesse di 3 giorni prima, ma oggi non si torna indietro! Passo passo, saliamo tra le nebbie che vanno e vengono seguiti da Angelo e altri due amanti della fatica che oggi vogliono arrivare in cima. Non è facile, lo sforzo fisico e il clima  non aiutano, ma con un pizzico di determinazione, ce la facciamo, ore 11.20 arriviamo in vetta !! Non riusciamo a crederci, noi due i primi di oggi sulla neve in cima al Palanzone. Ma quanta neve c’è?? Tanta!! Arrivano gli altri, ci salutiamo e passiamo sopra al cancello coperto da un cumulo inimmaginabile di neve che va verso il rifugio e alto qualche metro. Insieme condividiamo il momento! Ci riposiamo alcuni minuti poi dopo i saluti ci incamminiamo verso casa. Dopo il selfie di vetta, Angelo ha un’idea che ci trova un pò in dubbio, proviamo a seguirlo e in men che non si dica ci troviamo in discesa, dove sprofondiamo nella neve, noi in modo accettabile, ma Angelo quasi scompare alla nostra vista. Divertendoci ci addentriamo nel bosco, parlando tra noi sul fatto che oggi nessuno sarebbe salito da qui… le ultime parole famose! Udiamo una voce dal basso… una persona che sale?!? Si, un amico che sta salendo, ci fermiamo a scambiare due chiacchiere poi ripartiamo… ancora altre persone, con Simone e Barbara che finalmente conosciamo di persona. Poche parole, ma con gli sguardi di noi appassionati che dicono tutto!! Una volta alla Madonnina, sostiamo un attimo per un break veloce, poi riprendiamo la discesa. Sembrerà ripetitivo, ma l’ambiente è fantastico: tanta neve, sul sentiero e sulle piante, di buon passo giungiamo alla Ca’ della Volta dove una foto immortala questa vista, una volta alla Bocchetta di Vallunga, prendiamo il sentiero del Boldrino/Francescanum che percorriamo senza ciaspole  anche qui in un ambiente innevato, una volta alla macchina rientriamo a casa. Fantastico Palanzone! Sudato e goduto, nella sua veste invernale come non l’abbiamo mai visto, una cima vicino a noi che non manca mai di stupirci!

Prima uscita di questo nuovo anno 2021, che promette bene, carico di neve anche se con l’incognita delle varie zone (gialle, arancione, rosse) così noi avendo la fortuna di abitare a Caslino d’Erba possiamo uscire per farci una bella ciaspolata partendo da casa: ore 8.30, Alpe Prina, prendiamo il sentiero che porta alla bocchetta di Palanzo… all’inizio pochissima neve poi man mano che saliamo cominciamo a trovare più neve… all’altezza del primo tornate calziamo le ciaspole. Da qui cambia tutto: l’ambiente muta totalmente… entriamo in un limbo che ci lascia esterrefatti… la traccia vergine dopo la nevicata di questa notte con la neve a coprire ogni cosa, i rami da battere dalla neve per farsi largo attraverso il sentiero e una nebbia fine che mischia tutto… così in un ritmo rallentato giungiamo alla bocchetta di Palanzo per le ore 10.20. Qui, solo le tracce della motoslitta che vanno al Rifugio Riella, noi, dopo diverse foto scattate sul sentiero, ne scattiamo ancora a immortalare il momento, poi su al Palanzone. Ci muoviamo in direzione vetta, iniziamo a salire e da subito ci rendiamo conto che non sarà facile… avanziamo mentre sprofondiamo nella neve oltre le ginocchia nonostante le ciaspole ai piedi… saliamo ancora un pò, poi dopo un faccia a faccia decidiamo di non proseguire, complice anche la scarsa visibilità, scendiamo alla bocchetta e optiamo per il Pizzo dell’Asino. Così ci addentriamo nel bosco, immersi in un ambiente nuovo, in questi luoghi familiari. Ciaspoliamo a fatica tra la neve tracciando il sentiero che porta alla cima che raggiungiamo in circa 30 minuti dalla bocchetta. Wow!!! Che emozioni, in vetta! Sembra quasi un luogo sconosciuto !! Tutto cambia con tanta neve, nebbia, freddo e vento… ci ripariamo sotto vento, dopo aver fatto un posto comodo dove sostare per ripararci, sorseggiamo del thè caldo e ci copriamo con il piumino. Sono dieci minuti TOP!! Soli nel nulla!! Solo 3 giorni prima passavamo da qui con una spensieratezza tale che è parecchio lontana da quella di oggi, dove non si scherza… Seguendo le nostre tracce, torniamo alla bocchetta di Palanzo poi giù verso casa per il sentiero di salita, dove incrociamo alcuni amici di Caslino che come noi non vogliono perdere l’occasione di godere di un ambiente unico. Bella salita!! Diversa dal solito in un ambiente che ci lascia totalmente senza parole

 

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31 Dicembre 2020 ultimo giorno dell’anno, con l’auspicio di un 2021 migliore, affrontiamo l’ultima uscita in compagnia dell’amico Angelo salendo alla vetta del “nostro” Monte Palanzone che in questo anno ci ha salvato da una depressione certa dovuta alle leggi proibizioniste di questo stato che per fronteggiare l’emergenza Covid-19 ha messo in atto. Salita innevata già dal paese da dove partiamo salendo per via Palanzone poi raggiunti  i cartelli prendiamo il sentiero del Boldrino che porta alla Bocchetta di Vallunga. Il freddo, il cielo azzurro e la neve ci accompagnano fino alla bocchetta  dove piegando a sinistra seguiamo il sentiero attraverso un bosco in veste invernale come non l’avevamo mai visto… raggiungiamo il bivio con la Madonnina dove, dopo un breve ristoro puntiamo alla cima per il sentiero più ripido che con la neve a coprire ogni cosa rende la salita divertente e impegnativa. Passo passo tra la neve… il cielo azzurro che ci ha accompagnato fino ad ora, sembra cambiare, strane nuvole grigie sopra la vetta, all’orizzonte vediamo strisce di azzurro con sprazzi di sole, la nebbia nella pianura con i grattaceli di Milano che sbucano da essa… in questo ambiente quasi surreale arriviamo in cima! Partiti intorno alle ore 8.00 da Caslino, con un pò di fatica siamo in cima al Palanzone intorno  alle 11.00, dove per l’occasione ci gustiamo un buon panettone degli alpini con un bel thè caldo. Così noi tre ci regaliamo questo ultimo giorno dell’anno, trascorso tra alti e bassi ma con le montagne di casa che hanno rivestito un ruolo molto importante per noi. Felici ci incamminiamo verso  il Pizzo dell’Asino poi divertendoci nella discesa tra la neve raggiungiamo il Monte Puscio… poi giù fino all’Alpetto e quindi rientriamo in paese intorno alle ore 14.30

Lasciamo questo tribolato anno con la speranza in un prossimo migliore dove la salute su tutto possa trovare il posto che merita tra tutti noi e con l’augurio che la montagna possa in qualche modo aver trovato un posto di rilievo tra le persone, che come noi, trovano conforto e amore in essa. Buon  2021 “in the mountains”. Da Angelo e Chiara

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Appena ci si presenta l’occasione ci muoviamo in cerca dell’alba perfetta, oggi è un giorno di questi, dopo essere andati a letto presto ieri e alzati presto oggi puntiamo alla cima del Monte Palanzone: la “nostra” cima di casa… non l’unica, ma la più alta, quella che più ci piace per ammirare l’inizio di un nuovo giorno da un punto di vista panoramico di tutto rispetto. Ore 5.00 partiamo da casa in regola con il coprifuoco imposto  dallo stato, fa freddo, così acceleriamo in modo da scaldarci, giunti all’Alpe Prina ci addentriamo nel bosco, saliamo circondati dai rumori della notte che qui non dorme… giunti alla bocchetta di Palanzo senza fermarci puntiamo alla cima, alle ore 7.00 siamo in vetta. Manca circa un’ora all’alba, ci copriamo e colazioniamo bevendo un thè caldo con qualche snack, attendendo i colori che proprio ora iniziano ad animare l’orizzonte… sono proprio questi i momenti più belli che questa nuova alba ci regala. Il tempo passa e il freddo ci agghiaccia e nel turbinio di effetti che la natura ci sta mostrando, il nostro corpo fa fatica a resistere, iniziamo a muoverci per scaldarci, prima avanti e indietro, poi camminando verso la cresta opposta, ci voltiamo e con stupore notiamo un punto di vista differente che ci piace… siamo ammaliati dai colori e dalle nebbie che scorrono come acqua sui pendii. Il momento è unico!! Dopo tante albe, questa le batte tutte, forse non la più colorata ma sicuramente la più particolare… in un’ambiente surreale.. complice forse anche il freddo. Il cielo schiarisce sempre più e proprio nel momento del sorgere del sole, una fitta nebbia ci assale alle nostre spalle, il freddo stringe la sua morsa e noi lì, in mezzo a questo caos di emozioni. Il sole sorge, la nebbia si dirada, e il momento passa. Che figata !!! Ma che freddo!!! Così appena riprendiamo la nostra lucidità iniziamo la discesa che finalmente riesce a ridare sensibilità al corpo. Una volta alla bocchetta di Palanzo rientriamo passando per il Monte Puscio poi per l’Alpetto, infine a casa.

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Sabato 19 dicembre, in attesa della stretta di Natale causa Covid-19, decidiamo di cambiare un pò aria … guardiamo le previsioni del tempo: Livigno risulta una delle località con il miglior meteo, e vista l’abbondante nevicata dei giorni scorsi ne approfittiamo, puntiamo proprio al “piccolo Tibet”. Sveglia presto e via destinazione Passo d’Eira. che raggiungiamo per le ore 8.30. Qui, dopo esserci preparati, intraprendiamo la nostra ciaspolata. Fa freddo, il tempo segna – 8, il sole inizia a farsi vedere nel cielo azzurro di questa giornata che si preannuncia fantastica. Puntiamo alle piste, batture ma completamente deserte causa le leggi che vietano lo sci così viviamo un’esperienza unica… saliamo e saliamo, superiamo i vari punti di arrivo delle funivie/seggiovie, troviamo l’amico Emanuel che è salito da Livigno insieme al suo cane con l’occasione di ritrovarci. Contentissimi ci troviamo e con felicità ci salutiamo, ci diamo una stretta di mano e un abbraccio purtroppo non fisicamente ma con lo sguardo. Scambiamo due chiacchiere, poi ci salutiamo e proseguiamo. Dinanzi a noi l’ultima rampa che ci porta in vetta al Monte della Neve m.2785. quindi l’ultimo sforzo .. e poi Wow!!! Una vista da togliere il fiato. Siamo immersi totalmente tra le montagne ricoperte da un’abbondante nevicata, con un cielo azzurro che fa da sfondo, che ci fanno apprezzare queste semplici giornate che qualcuno cerca di toglierci. Ammirando il panorama ci riposiamo gustandoci un bel the caldo, di nostra produzione, con qualche snack, Oltre a noi sulla vetta qualche skialp. Torniamo indietro per la via di salita dove godiamo a pieno la discesa che affrontiamo con calma e serenità,  sostando qua e là fino a raggiungere il passo, da dove siamo partiti.  Non è tardi, siamo stanchi ma la voglia di non lasciare questo ambiente ci fa proseguire dall’altro lato della strada seguendo le indicazione per il Crap de la Parè m.2393. Ciaspolando saliamo tra la neve per una larga strada utilizzata dalle motoslitte poi per traccia raggiungiamo la croce su questo punto panoramico che ci lascia senza parole… A destra il Lago di Livigno adagiato tra le ripide rive delle montagne, a sinistra Livigno … anch’esso adagiato nella valle con le sue sponde bianche e pulite dalle piste che mai ci si aspetterebbe di trovare. In fondo a questo paese unico le cime con il sole intento a tramontare giocando a nascondino con le nuvole che in serata arrivano a coprire la valle. Foto su foto, poi ci incamminiamo per tornare alla macchina visto l’abbassamento della temperatura. Dopo circa 6 ore di ciaspolata torniamo alla nostra auto! Stanchi ma pienamente appagati da questa fantastica giornata irripetibile, rientriamo a casa, pronti e carichi per affrontare questo Natale diverso. E come ultima uscita prima di esso ne approfittiamo per augurare a tutti un sereno Natale da passare “in casa” con l’augurio di una ripresa “In the mountains” con gioia e felicità.

 

 

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Santa Lucia 2020, dopo un anno esatto torniamo al San Primo per ammirare l’alba sulla neve e mai come quest’anno sentiamo questa domenica particolare, di ripresa per le nostre attività outdoor dopo settimane costretti nel nostro comune per le varie restrizioni dovute a Covid-19. Usciamo di casa alle ore 5.00 (rispettando il coprifuoco) e in circa 20 minuti siamo in Colma, parcheggiamo e frontali accese ci incamminiamo, non c’è nessuno! Solo noi e i cani del ristorante… ci addentriamo nel bosco, non fa freddissimo e seguendo le tracce del trattore nella neve fresca , raggiungiamo la colma del bosco. Ora ci ciaspoliamo e proseguiamo nel bosco seguendo una traccia pedonata fino all’Alpe Spessola, dove sostiamo qualche minuto, giusto il tempo di renderci conto che d’ora in avanti la traccia tocca batterla a noi! E’ ancora buio, ma una timida luce si nota alle nostre spalle… proseguiamo, superiamo il cancello della strada che porta alla Bocchetta di Terrabiotta, tutta coperta di neve, nel buio seguiamo le linee della montagna ricoperta da un bello strato di neve ancora vergine… saliamo e saliamo fino a raggiungere la bocchetta di Terrabiotta: qui troviamo il terreno completamente pulito dal vento con l’erba a fare presenza, già prima abbiamo notato alcune frontali sulla cresta e ora in bocchetta troviamo altre persone che salendo da San Primo sono in cerca dell’alba… in compagnia di un venticello freddo iniziamo la salita ripida che ci porta in cresta, spegniamo le frontali e nel mentre la luce prende il sopravvento sulla notte dove ammiriamo lo spettacolo che si apre dinanzi a noi… ciaspoliamo tra la neve in un ambiente che sembra quasi fiabesco, con i colori dell’alba che donano alle piante ricoperte di ghiaccio dei caratteri particolari. Proseguiamo incrociando qualche persona tra cui un caro amico che con gli sci ai piedi saliva per la seconda volta alla vetta in questa mattina di metà dicembre,  con piacere scambiamo quattro chiacchiere poi ci salutiamo e proseguiamo ognuno per la sua salita. Sono quasi le 8.00, il sole è ormai all’orizzonte, ma la cima è ancora lontana, così acceleriamo il passo, cercando di raggiungerla in tempo… quasi corriamo giù per l’ultima discesa prima dello strappo finale… attimi, istanti unici: la cima si colora di rosa, i nostri passi trovano la luce calda del sole che ormai sorto sbuca da dietro la cresta donando alla montagna un’esplosione di emozioni! Non ci sono parole che riescono a descrivere il momento, ora l’ultimo strappo e finalmente siamo in cima! Sono le ore 8.10 dopo quasi 3 ore di cammino la croce, ricoperta di ghiaccio illuminata dal sole con poche persone intorno… proprio una tra queste ad un certo punto ci avvicina e si complimenta con noi per il nostro sito internet, dicendoci che ci segue… noi un po’ spiazzati e anche un po’ imbarazzati, ringraziamo, scambiamo due chiacchiere e poi ci salutiamo. Dopo qualche foto e due chiacchiere con i presenti, ci incamminiamo per la discesa, e poco prima della Bocchetta di Terrabiotta incontriamo i nostri amici Angelo, Gabriele e Valentina, ci salutiamo con gioia poi ognuno prosegue per la propria meta. Una volta arrivati alla Bocchetta di Terrabiotta saliamo al Monte Ponciv, ci ripariamo dietro il casolare dalle antenne dove pranziamo con un buon panino e the caldo ammirando la splendida giornata di oggi. Dal Monte Ponciv scendiamo diretti fino all’Alpe Spessola, incrociando tante persone intente a salire in cima. Raggiungiamo l’auto per le ore 11.30  e in un delirio quasi comprensibile, lasciamo la colma per rientrare a casa.

Siamo ancora costretti a stare nel nostro comune, non che ci dispiaccia dato la bellezza di esso ma perchè ci piacerebbe scoprire altri luoghi … come questa volta ci capita salendo alla vetta del Monte Palanzone, ma per sentiero nuovo … per la precisione vecchio… ma per noi nuovo. Seguiamo l’amico Angelo, conoscitore di sentieri del paese, che trova i ricordi di una vita passata a camminare nel suo amato paese. Noi con tanta voglia di scoprire lo seguiamo senza indugio abbandonandoci tra i boschi ormai abbandonati ad un triste destino… dove la natura libera dalla mano dell’uomo, sradica alberi incontrando le tracce di un passato in cui gli uomini di questo paesino hanno dato tutto per sopravvivere dove non c’era nulla. Districandoci tra gli alberi caduti, piano piano raggiungiamo la baita di Polema dove arriva il sentiero del Falghèè… qui incontriamo l’anziano custode di questi luoghi che ci indica un altro sentiero poco conosciuto che in breve ci porta alla bocchetta di Vallunga. Nel mentre troviamo un posto al sole dove ci fermiamo per un break… poco dopo una coppia di Caslino amici di  Angelo sopraggiungono, così dopo due chiacchiere… con il dovuto distanziamento proseguiamo insieme per raggiungere la cima del Monte Orsera, sconosciuto a tutti, seguendo l’amico di Angelo per un vecchio sentiero arriviamo in cima, poi per cresta arriviamo alla cima Colma Piana. Qui ci sediamo nel prato al sole mangiando le nostre “energy ball”(golosi snack energetici by Dietagift) fatte da noi, , dopo il relax, ci scattiamo un bel selfie di gruppo con i dovuti distanziamenti, poi su fino alla cima del Monte Palanzone. Giornata bellissima, con un bel sole a scaldare l’ambiente, in cima, qualche persona… pranziamo in tranquillità seduti ammirando il panorama e alle ore 13.30 ci salutiamo. Noi tre scendiamo a Caslino per il sentiero che porta alla Mara poi a destra per il sentiero Tamon e infine in paese.

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Seconda domenica di lock down: insieme all’amico Angelo mettiamo giù un bel giretto intorno a casa. Ci troviamo intorno alle 8.00, saliamo il sentiero che porta all’Eremo San Salvatore, una volta raggiunto ci addentriamo in Valle Bova… seguiamo l’itinerario della Scala di Ferro poi per sentiero raggiungiamo il Monte Puscio alle 10.30. Qui la giornata cambia! Usciamo dalle nebbie tipiche di novembre e troviamo un sole splendido con un cielo azzurro… spettacolo!!! Proseguiamo fino alla cima del Pizzo dell’Asino che raggiungiamo per le ore 11.30, sostiamo per mangiare e ci prendiamo un momento di relax sdraiati al sole, dimenticandoci di tutte le menate che in questo 2020 ci condizionano la vita. Poi scendiamo alla Bocchetta di Palanzo e una volta all’Alpe Prina prendiamo il sentiero che porta alla Mara, poi al bivio del Tamon scendiamo in paese dove rientriamo a casa per le ore 14.00

 

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Seconda domenica di novembre di questo 2020 tribolato e come ormai nell’aria da tempo ci ritroviamo obbligati a non allontanarci dal nostro comune per delle regole imposte da chi ci governa. Amareggiati da ciò, ci tocca comunque rispettarle. Fortunatamente viviamo in un paese dove non mancano i sentieri (che contribuiamo a tenere puliti), i boschi e tante belle cime tutte intorno a noi dove scorrazzare in sicurezza ( sì, perché almeno vicino casa ci tolgono il guinzaglio), respirando la natura che rigenera lo spirito e fa bene al nostro corpo. Sveglia presto! Ore 5.00 partiamo da casa, raggiungiamo l’Alpe Prina e iniziamo la nostra camminata al buio fino a raggiungere la cima del Monte Palanzone. Ore 6.30 siamo in cima! comincia ad albeggiare, in solitudine ci sediamo sul muretto sorseggiando del thè caldo ammirando lo spettacolo della natura: i colori si susseguono a distanza di pochi secondi, il cielo prende sempre più colore e in un attimo ecco il sole che sorge in una palla di fuoco… Soddisfatti di questa alba, scattiamo varie foto poi decidiamo di incamminarci per raggiungere due cime nuove…Arrivati alla Bocchetta di Preaola prendiamo un sentiero che sale a mezzacosta per il bosco, finchè iniziamo a salire seguendo la linea di cresta attraversando erba alta e gialla, una volta in cima a questo promontorio seguiamo la cresta per traccia fino a raggiungere la cima del Monte Palanzo: solo un palo a segnare questa cima. Ammiriamo il paesaggio e poi scendiamo fino alla bocchetta di Lavignacc e su in cima al Monte Preaola m.1392. Sono le ore 9.00, qui una croce segna questa cima, dove sostiamo un attimo giusto il tempo per mangiare qualcosina… Scendiamo alla conca e nel tragitto troviamo un recinto pieno di asini di tutte le qualità, incuriositi non possiamo non fermarci, divertiti scattiamo qualche foto, accarezziamo qualche asino e poi riprendiamo a camminare. Seguiamo il sentiero fino ala Bocchetta di Preaola poi passando per il Rifugio Riella torniamo a Caslino

 

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Cambiano le stagioni, cambiano i tempi, cambia il mondo, oggi più che mai tutto cambia… noi continuiamo ad esplorare nuovi posti e nel cambiamento troviamo pace tra i sentieri, tra gli alberi, le valli e i laghi. Riscopriamo l’autunno come non l’avevamo mai visto, dove una linea sottile lo divide dall’inverno, con i colori degl’alberi tipicamente autunnali e  la tanta neve tipicamente invernale in questa valle che  ci stupisce, ci rilassa e ci dà tanta forza. Domenica 1 novembre, partiti di buon ora raggiungiamo la diga del Lago di Belviso, qui parcheggiamo e iniziamo la nostra escursione. Ore 7.30 siamo soli, in questo luogo strano,  dopo alcuni minuti arriva un’auto… tre escursionisti come noi, ci salutiamo e andiamo verso l’inizio del nostro itinerario: il lago Nero, Verde e Lavazza. Prendiamo la strada sterrata che sale sulla destra della diga, fa freddo, mentre saliamo la temperatura si scalda finchè ci troviamo in maglietta. Seguendo i segni tagliamo la strada attraverso boschi, prati e alberi, gli scorci sul Lago di Belviso ci lasciano senza parole, dopo aver superato il baitone di quota 1900 (casa di caccia), troviamo un bivio, andiamo a destra ora il sentiero sale costante tra larici e neve… dopo aver superato un tratto tra rocce e acqua di un ruscello usciamo dal bosco trovandoci in un ambiente spettacolare: è ancora presto, sono circa le 9.00, il cielo è azzurro, il sole ancora basso dietro le cime non ci scalda, così ci copriamo mentre ammiriamo il luogo. Siamo alla Malga Torena, a destra abbiamo il lago Nero m.2054 e a sinistra seguiamo la traccia tra la neve  che ci porta in breve al lago Verde m.2073. Nel frattempo il cielo cambia: le nuvole coprono l’azzurro lasciando filtrare pochi raggi di sole, una volta al lago restiamo ammaliati dal paesaggio. Il lago Verde: oggi non verde, perché coperto da uno strato di ghiaccio, adagiato tra la neve al cospetto del Pizzo Torena… oggi  possiamo ammirare l’inverno che bussa alla porta. Sostiamo giusto il tempo per un thè caldo poi torniamo al lago Nero… il tempo “straneggia”, il sole ora ci scalda sul sentiero che porta al lago Lavazza,  a tratti senza neve su questo bel sentiero che girando attorno alla montagna ci porta in un altro ambiente. Sono le ore 11.00, non abbiamo ancora visto nessuno, raggiungiamo il cartello per il lago Lavazza, saliamo e poco prima di raggiungerlo scorgiamo in lontananza una persona sul sentiero GVO (grande via orobica), ore 11.30 siamo al lago Lavazza m.2134, anche lui totalmente ghiacciato, come il lago Verde ci troviamo in un ambiente  invernale, ma fortunatamente il sole biricchino di oggi ci scalda al momento giusto… così decidiamo di pranzare con i nostri panini e the caldo, seduti su di una roccia non coperta dalla neve. Fantastico!! Soli quassù tra i ghiacci del lago Lavazza! Ore 11.30, abbandoniamo l’idea di un eventuale salita al Monte Lavazza, così scendiamo seguendo il sentiero di salita riassaporando ogni attimo, una volta alla malga Torena, torniamo al lago Verde, il sole si specchia sul ghiaccio ma le nuvole, forse un po’ invidiose lo coprono un altra volta… così decidiamo a malincuore di scendere definitivamente, prima però ci regaliamo un break con the e cioccolato. Durante la discesa, ci rilassiamo ammirando tutti i colori dell’autunno, fotografiamo la bellezza che troviamo… poi, piano piano raggiungiamo l’auto. Peccato aver finito la nostra escursione di oggi, ma come ogni inizio c’è una fine… rientriamo a casa felici e speranzosi per poter al più presto tornare ad esplorare nuove valli dove trovare ambienti unici che fi fanno stare bene.

 

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